1956. MARTY, VITA DI UN TIMIDO: QUANDO LA TV SOCCORSE IL CINEMA

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New York, 1950: Marty Piletti è un macellaio italoamericano che a causa della sua timidezza non riesce a trovare una donna che lo voglia sposare fino a quando non s’innamora di una maestrina che lo farà cambiare completamente. Scritto da Paddy Chayefsky, Marty, vita di un timido ebbe sette candidature agli Oscar e vinse quattro statuette: miglior film, regia, sceneggiatura e miglior attore protagonista  a Ernest Borgnine oltre che la Palma d’oro a Cannes.  È uno dei primi teledrammi che durante la crisi di metà anni ’50 segnarono la commistione produttiva dal tubo catodico al cinematografo (in una versione low budget) nel tentativo di svecchiare l’ormai asfittico cinema hollywoodiano. Un’opera, quella di Delbert Mann, senza l’usurata spettacolarizzazione delle tematiche drammatiche  ma fortemente impregnata di realismo. Visto oggi perde un bel po’ della sua forza.

CURIOSITA’: La pellicola ha ispirato un albo di Dylan Dog, esattamente il numero 244 della serie regolare intitolato, appunto, “Marty”.

Francesco Pierucci

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